di Concetta Chiaramida

Arrivo a Sendai all’ora di pranzo dell’iconico 19 Luglio, l’Anniversario della Liberazione per i Fanyu, al termine di un viaggio attraverso il Giappone e attraverso la mia storia personale. Aspettavo questo viaggio fin da bambina, da quando, verso gli 8 anni, avevo iniziato a sognare questo magico paese attraverso le sue leggende e le sue vicende storiche.

L’ultima tappa, Sendai, è anche la più recente della mia storia personale, perché sono una Fanyu piuttosto “giovane”, anche se decisamente motivata. E sono qui per ringraziare il mio Mito per tutto ciò che mi ha donato da quando è entrato nella mia vita, e in particolare per avermi dato, dopo tanto tempo, la spinta decisiva ad organizzare e vivere questo viaggio tanto desiderato. Se oggi, alla stazione di Sendai, sono così felice è anche merito suo. E tutti devono saperlo.

Attraverso leggera, come si può esserlo con uno zaino e un trolley, gli atri di questa luminosa stazione, con la mia maglietta di Prologue indossata per l’occasione. Raggiunto l’albergo, nel grattacielo proprio a fianco, mi affretto a depositare i bagagli e ad uscire. Non voglio perdere neanche un minuto di questi due giorni magici.

Ho deciso che utilizzerò, per raggiungere le mete turistiche della città, il Loople Sendai, un bus dedicato che effettua un giro circolare dei siti di particolare interesse, e propone la formula “hop on, hop off”, permette cioè di scendere per visitare il sito, e al termine della visita attendere il passaggio del bus seguente per continuare il giro. I bus transitano dalle fermate dedicate ogni 20 minuti, e hanno la caratteristica forma del vecchio “tramvai”.

La prima tappa è l’International Center Station, che ospita nella sua area esterna i monumenti a Shizuka Arakawa e Yuzuru, affiancati da pannelli che riportano l’impronta delle loro mani. Questo monumento celebrativo dei due Campioni olimpici e cittadini di Sendai attira tanti visitatori, e sorge di fronte ad un suggestivo specchio d’acqua che si dice sia stato il luogo di nascita del pattinaggio artistico in Giappone. Nonostante ci troviamo in una zona abbastanza centrale, la natura è molto rigogliosa e l’atmosfera tranquilla e silenziosa. La città merita decisamente il suo soprannome di “Città degli alberi”: oltre ai numerosi spazi verdi, parchi e giardini, a caratterizzare Sendai sono i meravigliosi viali alberati da cui, ci informa con orgoglio l’autista-guida del Loople, sono transitate le parate celebrative delle due vittorie olimpiche di Yuzu. Questi meravigliosi boulevard accostano Sendai ad una capitale europea, nonostante il suo inconfondibile skyline giapponese.

La tappa successiva è il mausoleo Zuihōden, dedicato al fondatore della città, Date Masamune, e alla sua famiglia. I templi celebrativi nello stile tradizionale giapponese sono immersi in un fitto bosco che offre ossigeno e sollievo dalla calura. A Yuzu è dedicato un piccolo spazio nella biglietteria-bookshop. Peraltro Yuzuru ha interpretato il ruolo di Date Shigemura, un daimyō discendente di Masamune, nel suo unico film, “The Magnificent Nine”.

Una statua equestre di Masamune domina la città dall’alto della tappa successiva, cioè il sito dove una volta sorgeva il Castello di Sendai. Yuzu ha raccontato nell’intervista-documentario “Tadaima-sono a casa!” quanto sia suggestivo il panorama da qui, e non posso che dargli ragione: la città si estende in una zona morbidamente collinare e appare grande, modernissima e molto vivace. E’ dominata da un lato dalla gigantesca statua della Dea Kannon, che spicca bianca fra il verde brillante della vegetazione. Lo zunda shake che sorseggio durante la bella passeggiata mi fa un’ottima compagnia!

Arrivando al santuario Ōsaki Hachimangū capisco velocemente perché questo luogo sacro sia deputato ad ospitare le preghiere e gli auspici degli atleti in vista delle competizioni: la scalinata che conduce agli edifici in legno è molto ripida e lunga, ma la mia fatica è ricompensata dalla vista delle bellissime costruzioni, e soprattutto delle centinaia di targhette recanti preghiere ed auspici per Yuzu, scritte da persone provenienti da tutto il mondo. Questo posto così sereno e rilassante sembra essere diventato il tempio della Comunità fanyu, che si arrampica fin qui per chiedere tutto il bene possibile per Lui.

Dopo una pausa relax al Kotodai Park, colorato e animato fra i tanti polmoni verdi della città, scelgo fra le varie opzioni del Loople due spazi chiusi: la Mediateca, ricchissimo centro culturale ed edificio dall’architettura avveniristica, e il Museo di Storia Naturale dell’Università del Tohoku, che espone collezioni di minerali, fossili e piante fossilizzate, e tutto quanto possa interessare nell’ambito delle scienze naturali. Nel percorso del Loople è incluso anche il Museo d’Arte del Miyagi, chiuso però per lavori fino al 2026.

Il pezzo forte arriva il pomeriggio del mio secondo giorno di permanenza. Visitare il Sendai Ice Rink è un’esperienza fortemente emotiva per ogni fanyu, e io arrivo in questo quartiere periferico e tranquillo quasi di corsa.

Situato in un angolo di una vasta zona commerciale, il Rink colpisce subito per la sua vitalità e la sua normalità. Non è il tempio del Campione, è una pista cittadina animata e molto frequentata, dove al mio arrivo si stanno allenando dei bambini. La zona davanti alla reception ospita una collezione di foto, dediche, autografi e memorabilia di Yuzuru, ma non tutte sono fotografabili. Trovo per miracolo un paio dei famosi guantini Airin da acquistare: qui nessuno sembra voler approfittare della fama di questo luogo, i cui interni sono presenti in tanti emozionanti video. Non si respira un’aria di sacralità, ma la confusione e l’animazione di un posto dove si pratica sport, ci si diverte, si trascorrono ore intense nell’impegnarsi a imitare salti e trottole di Colui che occhieggia concentrato dai famosi 4 manifesti di Aoi Honoo, scivolando sui segni dei salti che solo poche ore prima lui ha eseguito nel video realizzato per il 19 Luglio.

Altre fanyu si aggirano assorte fra i corridoi e le tribune, apprezzando l’atmosfera frizzante e allo stesso tempo raccolta di questo posto, che ogni giorno ospita il nostro beniamino, i suoi sogni e i suoi sacrifici. L’orario di chiusura arriva troppo presto, ed è tempo di raggiungere il Nanakita Park, che ha visto tanti giorni felici dell’infanzia di Yuzu e ospita il più bello dei monumenti a Lui dedicati: l’albero di sakura attorniato dal tappeto di nemophila blu, a simboleggiare la pista. Anche qui la pace di un pomeriggio d’estate mi fa comprendere profondamente il motivo per cui Yuzu sia così legato a questa città e non intenda separarsene.

Pur essendo una città abbastanza grande per i nostri standard (ma la più piccola fra quelle da me visitate in Giappone), la presenza di ampi spazi verdi e la struttura urbanistica ne fanno un centro assolutamente a misura d’uomo, e questo si riflette anche nell’atteggiamento delle persone con cui ho interagito per vari motivi: ospitali, sempre disponibili, assolutamente non interessati a “vendere” l’immagine del loro illustre concittadino, men che meno ad “offrire informazioni” sulla sua vita in città, con mio profondo sollievo.

Anche il palato trova a Sendai ottimi motivi per una visita. Oltre ai famosi zunda mochi, gustati nell’altrettanto rinomato Mozart Café all’International Center, ho provato uno squisito ramen e gli amati gyoza, e ho persino osato il gyutan, prelibatezza locale, che vale il superamento dei pregiudizi e l’assaggio finale.

La cosa più faticosa di questa intensa due giorni è stata il momento del ritorno. Guardando dal finestrino la bella campagna e le piantagioni di riso di un verde brillante, ho salutato Yuzu un milione di volte, preparandomi a lasciare il nostro cielo comune e tornare alla nostra geografica (ma non spirituale) distanza siderale.